Memorie di un portastrumenti - G Luca Boschiero Website

Vai ai contenuti

Menu principale:

Memorie di un portastrumenti

MEMORIE DI UN PORTASTRUMENTI
Cronaca semiseria di come diventai manovale portastrumenti, all'Ente Lirico Arena di Verona
"Dal 1985 al 1990 ho trascorso le mie estati lavorando come manovale nel più grande teatro lirico del mondo: l’Arena di Verona,.
Quelle che seguiranno da qui alle settimane a venire non sono, semplicemente, le cronache di quei sei anni. Non solo una raccolta di episodi curiosi, aneddoti divertenti o ritratti di personaggi famosi e non.
Sono soprattutto una ricerca…
Alla ricerca di una risposta ad un interrogativo che da sempre arrovella filosofi, pensatori, studiosi, grandi scienziati e, persino, ministri dell’istruzione.
Ossia: è possibile imparare in modo involontario?
L’apprendimento, cioè, può avvenire in forma indiretta ed inconsapevole? Il Sapere, come farebbe una roccia radioattiva, è in grado di irradiare attorno a se conoscenza? Una conoscenza che, tanto più si è vicini alla fonte di emissione, si assorbe meccanicamente?
Immaginiamo due individui, di scarsa o nulla cultura, entrambi impiegati in un’impresa di pulizie. Le loro mansioni sono assolutamente identiche: lavare i pavimenti. Uno di loro lavora tra i reparti di una grande azienda, l’altro, alla Galleria degli Uffizi. Il primo, passa lo straccio tra scrivanie e computer; il secondo, ai piedi dei massimi capolavori dell’arte pittorica.
Quesito: col passare dei giorni, in quale dei due soggetti la sensibilità artistica si svilupperà in misura maggiore? Badate bene: entrambi fanno la stessa cosa, ma sono i contesti in cui operano ad essere diversi. Sicuramente l’uno e l’altro, talvolta, alzeranno lo sguardo dal pavimento, attirati da qualche particolare degno della la loro attenzione. Vuoi dalle mille personalizzazioni delle scrivanie degli impiegati, vuoi dalla magnificenza e opulenza di un Botticelli.
Diciamo che hanno orizzonti diversi? Diciamolo.
Tornando al quesito iniziale: è possibile, dunque, intuire la grandezza dell’universo sbirciandone le forme da un buco della serratura?
Certo che sì, e ho io intenzione di darne definitiva dimostrazione.
Per sei anni, durante la stagione estiva, ho fatto il manovale in un cantiere. Un cantiere molto particolare, un antico anfiteatro romano. Del tutto digiuno di musica lirica o classica ho trasportato, per mesi e mesi, quello che trasportano tutti i facchini del mondo: dei semplici e voluminosi carichi.
Guardando, dove mettevo i piedi, e ascoltando, in un luogo nel quale era impossibile non sentire.
È stato così che, inconsapevolmente e in modo del tutto casuale e disorganico: ho imparato.
Attraverso le pagine che seguono  vi spiegherò quanto e come.

Queste, insomma, sono le cronache di ciò ho visto, attraverso quel buco della serratura."

 
Copyright 2016. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu