2 - Opera in Arena - G Luca Boschiero Website

Vai ai contenuti

Menu principale:

2 - Opera in Arena

Intorno al 200 dopo cristo, nell'epoca che va dal tramonto dei Severi al periodo della cosiddetta anarchia militare, grazie alla posizione favorevole, Verona assunse enorme rilevanza commerciale e militare, quindi, politica.
L'importanza e la ricchezza di Verona sono testimoniate tutt’oggi da due importanti vestigia: l'anfiteatro (detto Arena) e il teatro (oggi noto, appunto, come Teatro romano). La loro costruzione risale a un paio di secoli prima ma il loro mastodontico sviluppo finale lo raggiunsero in quell’epoca.
Dopo un oblio durato millecinquecento anni, durante il quale l'Arena fu usata come cava, fortunatamente, non tanto da ridursi al guscio informe come il Colosseo; e in cui il teatro romano servì da fondamenta per un rione a ridosso dell'Adige; oggi i due antichi monumenti sono utilizzati per ospitare spettacoli estivi. L'opera lirica in Arena, nel nome di Verdi, l'estate teatrale al Romano nel segno di Sheakspeare.
In Arena, da luglio ad agosto si danno dalle 4 alle 5 opere.
A rotazione però.
Ciò significa per chi ci lavora, smontare un allestimento la notte per rimontarne un altro al mattino.
Considerando che si tratta del più grande palcoscenico del mondo, con scenografie proporzionate all'ambiente, non si fatica a capire quante persone lavorino per allestire lo spettacolo.
Ma anche chi fa lo spettacolo non scherza. L'orchestra, ad esempio, deve essere in grado di sviluppare un volume di fuoco almeno quadruplo rispetto a una formazione da teatro, ed è quindi formata da un centinaio di elementi. Lo stesso discorso vale per il coro, il balletto, e, naturalmente, le comparse, per fare massa in cotanto spazio è necessario siano almeno in quattrocento.
Al servizio di questi signori, nel retropalco ci sono sarte, calzolai, archivisti, portastrumenti, attrezzisti, elettricisti, sarte, parrucchiere, truccatrici, e baristi (eh sì, ci sono ben due bar per gli addetti ai lavori).
A costoro, durante lo spettacolo si aggiungono: addetti alle porte laterali, addetti alla platea, strappa biglietti, addetti alle toilette, pompieri, infermieri, poliziotti e i bibitari, a torto o ragione considerati il gradino più basso nella scala professionale areniana.
Questa è la truppa, poi ci sono gli Artisti, ovvero quella categoria di persone che va dalla star, distintamente riconoscibile, a quella fiumana di figure marginali e borderline, tipo l'assistente della costumista o il coordinatore delle comparse. individui che quanto più si trovano ai confini della manovalanza, tanto più ambiscono ad essere chiamati Maestro; titolo che, nel mondo dello spettacolo, è paragonabile a quello di Dottore, nei parcheggi romani.
Dal 1913 questa gente bazzica quello che è un vetusto monumento del passato, giunto ai giorni nostri miracolosamente integro e trasformato, forzandone la natura, in teatro lirico. Checché se ne dica l’Arena del teatro non ha nulla. L’acustica non è cattiva, è semplicemente inesistente. Qualcuno ha messo in giro la voce che il luogo migliore dove ascoltare sia sotto l’ala, solenne panzana In realtà il posto migliore è la buca del suggeritore ma, visto che lì lo spazio è ridotto, tanto vale tenersi il più vicini possibile al palco. Quindi vale un principio semplicissimo: più il volume del suono è alto meglio si sente.
Chi ha le difficoltà maggiori sono i cantanti, soli contro tutto. La potenza vocale e la prima qualità che si richiede loro, se restano energie e voglia, diano spazio anche ai virtuosismi.
Lunghe file, gradinate roventi, posti scomodi, vicini indisciplinati attendono lo spettatore areniano che, stringendo in pugno un biglietto pagato a caro prezzo, si domanderà, legittimamente: ma ne vale la pena?
Molti che in Arena ancora non ci hanno messo piede, probabilmente, se lo chiedono e finché non sbucheranno in quel catino e non toccheranno con mano di cosa si tratti il legittimo dubbio rimarrà. Ma io so, che dopo qualche considerazione allibita sulla estensione dello spazio interno e data un’occhiata ad uno dei colossali allestimenti scenici, ogni perplessità cessa. Perché l’impressione immediata del neofita, di qualsiasi pivello che metta piede in Arena per la prima volta, è sempre la stessa: di essere capitato in un posto in cui si fa sul serio.
Ed è solo l’inizio, poi la platea, pian piano, si riempie; gli strumenti più ingombranti vengono condotti in buca; arrivano gli orchestrali e cominciano a scaldare i ferri del mestiere; il gonghista in smoking preavverte il pubblico che lo spettacolo sta per cominciare ed è ora di prendere posto; si fa un buio in sala che è quello naturale della notte che sopraggiunge; impettito arriva il direttore d’orchestra; all’improvviso, per un istante, tutto tace; qualche candelina si illumina; le note cominciano a riempire l’aria; la scena si anima, mentre i flash delle macchine fotografiche punteggiano la notte di lampi, che non spaventano nessuno.
Lo spettacolo comincia e che si faccia sul serio non è più solo un’impressione

 
Copyright 2016. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu