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2 - Passaggi & Tiri

Quelli del campetto

La chiamata di Antonio Toma a "quelli del campetto", mi ha riportato alla mente altri ricordi.
Ad esempio quelli riguardanti un rituale preliminare alla partita. Mi riferisco ai famigerati "Passaggi & Tiri".

"Scendi?"
"Ma se siete solo in 3...."
"Dai che facciamo un po' di Passaggi & Tiri."
Comiciava così....
In realtà non si trattava solo di semplici passaggi e tiri, ma di un'attività molto più creativa e complessa che potremmo definire: "Passaggi & Tiri con Telecronaca Annessa."
A ripensarci è una cosa assurda, ma quello che racconto è pura realtà, come tutti potranno confermare.
Allora: di solito chi si faceva carico di impostare l'azione, emulando un grande campione, nel contempo emulava, verbalmente, Nando Martellini.
Immaginiamo il campetto, in un pomeriggio di primavera, e un ragazzino che discende il lungolinea palla al piede. Il ragazzino non si limita a correre ma parla, ad alta voce, rivolto a tutti e a nessuno: "Ecco che Ardiles scatta lungo la fascia destra...". Poi, facendo, partire un cross, continua: "Snocciola VERSO IL CENTRO UNA PALLA INSIDIOSA...". Alzando il tono di voce, per sottolineare l'insidiosita'. A quel punto il ragazzino la tocca per un compagno, che la gira ad un altro. Il ragazzino telecronista immaginario, di una immaginaria partita (ora non più attore ma mero spettatore dell'azione) continua la sua immaginaria telecronaca: "La palla arriva a PASSARELLA CHE LA GIRA ALLO SMARCATO KEMPES...". Il terzo tocco, per il terzo compagno, solitamente è un tiro verso la porta: "BOTTA DI KEMPES!" Continua il commentatore. Il realtà il Kempes di turno poteva essere un Rinaldi o un Rinaldini (mi riferisco a uno dei due fratelli di via Isonzo) qualsiasi, ma non aveva assolutamente importanza per il telecronista immaginario. Quello era Kempes.! Il tiro, naturalmente poteva andare: fuori, in rete o essere parato, quindi il telecronista immaginario poteva sbizzarrirsi a seconda dello scenario.
La faccenda poteva ripetersi per ore. Ore di instancabili "Passaggi &Tiri & Telecronache Immaginarie".
Ovviamente (anzi, non tanto ovviamente a pensarci bene...) non c'era un solo narratore, ovvero qualcuno esplicitamente delegato alla telecronaca; no, a turno, ogni partecipante si esibiva nella propria recita. Una sorta di composizione corale.
Delirante? Si, forse.. non lo so. Ma il bello era che, durante la partita, nessuno si sarebbe mai sognato di esibirsi in una telecronaca immaginaria. Sarebbe stato preso per pazzo o deficiente. Durante Passaggi & Tiri, invece, no. Tutto era normale.
Imbarazzante? A ben vedere non saprei, in fondo nessuno di noi è diventato calciatore professionista, ma uno di noi è diventato telecronista professionista, voglio pensare grazie a "Passaggi & Tiri & Telecronaca Immaginaria"!
Quindi non è stato tempo del tutto sprecato, almeno per il Tave...

L'unico che non era delegato a telecronacare, durante "Passaggi & Tiri" (bizzarria nella bizzarria) era il portiere. Quello doveva stare muto.
Ciò mi offre il destro per parlare del ingrato ruolo del portiere nel nostro campetto (e, temo, in TUTTI i campetti d'Italia). Prima, però, una breve digressione.

I 3 nomi di calciatori che ho fatto prima, nel immaginaria telecronaca immaginaria (mi gira la testa...) non li ho fatti a caso. Il Tango della Adidas e il Mundial 78, mi hanno fatto ricordare quanto, noi del campetto, ammirassimo l'Argentina campione del mondo e, nello specifico, quei 3 giocatori. Loro erano i protagonisti delle "mie" "Telecronache Immaginarie", ma anche di quelle di molti amici.
Kempes era chi avremmo voluto essere. Fisicamente possente, era un ira di dio, forse non un fuoriclasse, ma sicuramente rappresentava il capo tribù, il Re Leone. Ciò che ogni giovane maschio aspirava a divenire.
Passarella, invece, rappresentava la personalità che avremmo voluto avere. Un duro, che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Ardiles, infine, era ciò che (probabilmente) eravamo destinati a diventare crescendo. Con il suo fisico segaligno e i capelli impomatati, sembrava un impiegato del catasto. Ardiles era l'Uomo Qualunque, dai mezzi fisici limitati ma con grande talento e una assoluta dedizione al lavoro.
Se c'è l'aveva fatta lui, forse...

Ma torniamo ai portieri.
"Passaggi & Tiri" prevedeva un'altra regola. Visto che nessuno voleva fare il portiere, chi segnava, a turno, doveva ricoprire il ruolo.
Il portiere aveva 2 obblighi: astenersi, come detto, dalla "Telecronaca Immaginaria" e impegnarsi al massimo, se no il gioco avrebbe perso in pathos. Quindi, una volta in porta, ognuno si impegnava realmente al massimo; in religioso silenzio, per non perdere la concentrazione. Ma non proprio tutti facevano del proprio meglio. Ne ricordo uno in particolare: Mario. Mario in porta, proprio non ci voleva proprio stare. Quindi non tirava quasi mai e, se tirava e segnava, si faceva subito impallinare per poter tornare a giocare "fuori". Nonostante la gravità di tale comportamento, Mario non veniva mai ripreso da nessuno.
La ragione? Come a naja, al campetto valevano alcune "esenzioni dal servizio" e in qualità di "figlio unico di madre tedesca" Mario godeva di qualche vantaggio.
Il problema portiere, però, si faceva pressante durante le partite. In quei casi, allora, si ricorreva alla cooptazione coercitiva. In porta venivano messi i più scarsi. Ovviamente costoro, come portieri, erano ancora più scarsi che da giocatori; ma la vera beffa, per quelle vittime sacrificali, era che ad ogni gol incassato, venivano duramente cazziati. Non vorrei aver dato un'immagine troppo edulcorata di quei mach. Talvolta volavano parole grosse e ci si scambiava anche qualche spintone. Ma mai, giova dirlo, con gli avversari. No, ci si insultava solo tra compagni di squadra! L'avversario era rispettato, il compagno no; men che meno il compagno-portiere- scarso. Crescendo, quando mi è capitato di sentire qualche manager del cazzo dire:"Siamo una squadra" pensavo: questo non ha mai giocato al campetto. O forse ci aveva giocato e capiva benissimo cosa intendeva..?
Inutile dire che i portieri più giovani ed inesperti erano addirittura bullizzati dai compagni, mentre, ovviamente, gli avversari li adoravano. Il peggior portiere? A mia memoria Paolo Velo. Quando partiva una sassata si copriva gli attributi con le mani. La scontata battuta: "Prendi la palla e molla le palle" serviva e stemperare la rabbia per tanta inettitudine.

Il campetto ha visto in azione 2 soli Portieri Volontari, ovvero 2 che avevano deciso in piena coscienza e senza coercizione alcuna, di stare tra i pali. Naturalmente parlo del Tex e del Marchiori biondo. Due diverse scuole e due modi opposti di interpretare il ruolo.
Per il Tex era fondamentale il senso della posizione e lui era uno che c'è l'aveva, il che non era poco. In più aveva anche una certa cultura cosa, nelle fasi di giuoco più accese, gli tornò utile. Il Tex (all'anagrafe Tesini Nicola) aveva una curiosa peculiarità, anziché esortare i compagni a tornare, gridava "Remeate". Sono propenso a credere che il Tesini, interrompendo una delle sue abituali pennichelle nell'ora di latino al Fracastoro, avesse appreso che tornare, in latino, si dice, appunto, remeare. Quando lo gridava in campo, ovviamente, gli avversari (la cui cultura era meno profonda della sua) rimanevano interdetti. Tale stato di confusione ci permetteva, in effetti, di tornare (anzi: remeare) per tempo, evitando i deleteri effetti di un contropiede di massa. A pensarci adesso, l'accorgimento lessicale del Tex si è rivelato una vincente arma letale.
Il biondo dei fratelli Marchiori, invece, della guerra psicologica se ne sbatteva bellamente i maroni. Perché lui era: il Portiere, il numero 1 per eccellenza. Cosa lo rendeva tale? Il fatto che si "tuffasse". Ora: il campetto aveva sì una superficie di terra battuta, ma tanto battuta da renderlo simile a un campo in cemento. Tuffarsi lì sopra significava mettere a repentaglio la propria vita, un po' come colpire di testa il pallone del Sartori, insomma...
Ogni tanto Marchiori jr si tuffava e lì non ce n'era per nessuno. A fine partita, talvolta, si contavano solo i suoi tuffi, anziché il punteggio. Come il portiere del Torino Castellini, però, anche lui talvolta cedeva alla vanità: si buttava anche se non era strettamente necessario.
O almeno così asseriva l'acido Tesini, il "Remeator Cortese", che mai nemmeno un gomito aveva posato sul suolo cementizio del campetto. Per Tesini il miglior portiere era quello che non si tuffava mai. Argomentazione paradossale che avvalorava la sua indole intellettuale. Comunque, forse, una punta di verità nella critica c'era. Colui, infatti, che meglio esaltava le doti plastiche di Marchiori jr, era Filippo Testa. Il Pippo amava le giocate di fino, e si proponeva con finalizzazioni raffinatissime ma tenere e molli, talmente telefonate da permettere al Marchiori le più plastiche delle prese in tuffo. L'uno contro l'altro significava vedere bei tiri e belle parate, in un rapporto simbiotico e in un delirio estetico che un razionalista pragmatico come Tesini mai avrebbe potuto comprendere.

Tutto questo, ripeto, nel campetto sotto casa mia!

 
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