Gli areniani sono gente generosa e non mi riferisco solo alla generosità d’animo. Non ho mai visto, al bar dell’Arena, pagare alla romana. C’era sempre qualcuno che si fa carico di offrire per tutti. Chi di tale prodigalità era privo, naturalmente, disertava tali consumazione collettive, a meno che non gli fosse stata data la garanzia che a pagare fosse qualcun altro. Costoro, solitamente, bevevano il proprio caffè, bibita o bicchier di vino in solitudine e in fretta, bene attenti a non farsi sorprendere da qualche conoscente.
Per l’Armando, la signorilità incarnata, nessuno era più disprezzabile dei taccagni. Nel suo arzigogolato eloquio i tirchi erano soprannominati i devoti alla Madonna della tiracca. L’allocuzione va spiegata. A tutti è capitato di conoscere loschi figuri che, all’atto di pagare, dopo una bevuta in compagnia, fanno mostra di mettere mano al portafoglio senza mai estrarlo completamente dalla tasca. Ebbene, secondo Armando, è un elastico, la tiracca appunto, ad impedire a costoro di portare a termine l’operazione. Loro vorrebbero pagare ma, tira tira, l’elastico troppo corto, resiste. Il nume titolare di questi infelici, sempre secondo lui, era addirittura la Madonna, ribattezzata appunto, in questa sua veste, della tiracca.
Al culto avevano interamente consacrato la loro esistenza due leggendari spilorci: il Sandro, assistente alla sartoria, e Renzo, mio collega portastrumenti.
Armando, in funzione di diavolo tentatore, aveva ripetutamente tentato di mitigare l’integralismo mariano del Sandro e, in parte, vi riuscì. Cominciò ad offrirgli sistematicamente tali e tante consumazioni che, alla fine, Sandro fu costretto a sdebitarsi, spinto anche dal fuoco incrociato, abilmente orchestrato dall’Armando, delle sarte che, giornalmente, lo rimproveravano per la sua scarsa sensibilità. Alla fine capitolò e lo invitò a cena, a casa propria. L’esito della serata divenne uno dei capisaldi della ricca aneddotica Armandiana. Il menù proposto era degno di un film horror. Un piatto unico ribattezzato poi: Supreme di pollo in gelatina con becchi in bellavista. Nel pronunciare il nome della pietanza il calzolaio alzava il tono della voce arrocchendola, passando poi a descrivere il piatto. I becchi in oggetto erano tali, nel senso che la pietanza consisteva in una montagna di gelatina nella quale galleggiavano, quasi in animazione sospesa, zampe e teste di gallina. Come insetti in un blocco d’ambra, i pezzi potevano essere visti da ogni direzione mentre gli occhietti vitrei dei volatili studiavano il commensale con aria sinistra. Armando, spaventatissimo, se l’era data a gambe. Devo dire che la prima volta che sentii il racconto non ci credetti, pensando al classico paradosso ma, quando lo ascoltai ripetere alla presenza dello stesso Sandro dovetti ricredermi. Infatti questi, scuotendo il capo sconsolato, spiegava immancabilmente la mala fede dell’altro asserendo che zampe e teste sono i pezzi più gustosi della gallina; ammettendo così, implicitamente, il misfatto.
Più raffinato, invece, nella sua taccagneria, Renzo.
A differenza di Sandro era avaro ma non scroccone, detestava solo spendere. Anche lui si rese protagonista di un episodio che divenne un evergreen; affidato, anche in questo caso, ad una sola voce narrante, quella di Roberto Anterri, il Professore, Se qualcuno, rievocava l'episodio, subito chiamava Roberto, che come i vecchi 45 giri delle favole, cominciava a raccontare.
Ecco come andò.
Una volta i portastrumenti decisero di organizzare la loro cena sociale. Stanziarono un budget di 20 mila lire, dell'epoca, cadauno, cominciando a cercare una trattoria che studiasse loro un menù. Renzo si lamentò per la spesa, a suo dire, eccessiva e disse, a quel punto, che preferiva invitarli a casa propria. Ci avrebbe pensato la madre a cucinare. La sera della cena gli altri arrivarono con qualche presente per l'anziana signora e si sedettero a tavola. Serviti di barba e capelli giunsero all'amaro, quando (tra la sorpresa generale) sbadigliando e stiracchiandosi Renzo dichiarò di sentirsi stanco, sarebbe andato a letto ma che gli altri rimanessero pure; e sparì.
Di lì a poco, ovviamente, gli altri tolsero le tende ma sull'uscio furono bloccati dalla signora: "Fanno 15.000 a testa, prego".
O forse prego non lo disse mai.