Cosa a accadrebbe, a Milano, se qualcuno pensasse di costruire un palazzo davanti alla Scala?
Facendo della facciata del teatro lo sfondo del cortile della nuova costruzione?
Trasformando l’entrata secondaria nella principale?
Premesso che nessuno si sognerebbe di proporre qualcosa del genere, se accadesse assisteremmo a una sollevazione popolare.
Invece, a Verona, qualcuno tale insana idea la ebbe. Nel 1924, l’architetto Ettore Fagiuoli nascose la splendida facciata neoclassica del Teatro Filarmonico, alla vista dei cittadini.
L’accesso venne spostato all’entrata di servizio, in fondo a via dei Mutilati.
Ignoro se, quando fu presa l’improvvida decisione, qualcuno protestò, se qualche voce dissenziente si levò. Ma fu così che via Teatro Filarmonico (ribattezzata via Roma dopo l’unità) cambiò volto. Andando da Castelvecchio verso piazza Bra’, la strada aveva come sua quinta finale proprio la facciata del teatro, che così divenne invisibile, scomparve alla vista.
La guerra con i suoi bombardamenti avrebbe potuto cancellare lo sfregio ma, a riprova di quanto il destino sia cinico e baro, le bombe distrussero il teatro ma non l’aggiunta del Fagiuoli.
Quando cominciai a lavorare in Arena, alcuni i dipendenti dall’ente erano passati dallo status di stagionali a quello di stabili, da un paio di anni a quella parte. L’Ente, oltre alla stagione lirica estiva, si impegnava a proporne una invernale nel Teatro Filarmonico, proprio per tutelare questi lavoratori che, legittimamente, non potevano tenersi impegnati per l’Arena con un contratto semestrale.
L’iniziativa avrebbe potuto rilanciare il teatro ma così non fu.
Dimenticando che un Teatro è anche un edificio pubblico la cui bellezza e maestosità costituisce un atout per guadagnare pubblico, nessuno si pose il problema della visibilità
Oggi chi volesse ammirare la facciata originale del tetro, potrebbe farlo passando dal cancello del civico 1 di corso Porta Nuova, ma verrebbe fermato da una solerte impiegata che chiede il prezzo di un biglietto d’ingresso; infatti il prato antistante il teatro ospita alcune lapide del Museo lapidario maffeiano.
“Non si potrebbe dare un’occhiata?”
“No.”
E, visto che il Museo lapidario maffeiano è il primo e il più importante d’Europa (mi viene il dubbio sia anche l’unico…), le cose restano come stanno.
Quando visitatori ha in un anno il museo? Lo ignoro.
Quindi possiamo dire che il teatro, in un certo qual modo, è stato chiuso alla vista dei cittadini o dei semplici curiosi, a doppia mandata…
Io ho avuto il privilegio di entrare da quelle che erano le porte principali del teatro.
L’ampio ingresso, quando lo vidi io, era stato trasformato in sala prove per il balletto. Lo ammetto, fu in quella occasione che scopri quella era la facciata del teatro. Prima ne ignoravo l’esistenza. Ma credo di essere in buona compagnia, penso che il 99% dei miei concittadini non lo sappiano.
Mi resi conto cosa doveva essere, nelle sere di spettacolo, arrivare in carrozza, salire quei gradini ed entrare in quel grande vestibolo.
Altroché l’entrata secondaria di adesso!
Ma perché, mi domando, il teatro continua a rimanere invisibile?
Ciò che mi lascia profondamente sconcertato è che, tra quanti hanno guidato l’Ente Lirico in questi anni, nessuno abbia mai posto la questione.
Ridare l’accesso naturale agli spettatori.
Certo, non si potrà abbattere la parte di costruzione del Fagiuoli (che, con il suo progetto, si ricongiungeva al il portico settecentesco), ma credo si possa dare libero accesso agli spettatori attraverso il varco esistente. Permettendo agli spettatori di stare sul prato, sotto le colonne, nello splendido atrio.
Sarebbe, l’ennesima, grande attrattiva turistica; limitiamoci a questo, visto che alla fine sono gli schei che contano.
Invece, pare, la stagione lirica invernale verrò sospesa e il teatro continuerà a rimanere invisibile.
Ultima osservazione: chi è l’inquilino che occupa l’ala Fagiuolana?
Ma l’Ente lirico, ovviamente.