Emilio Salgari, scrittore di libri d'avventura, e Cesare Lombroso, padre della criminologia moderna, si sono mai conosciuti? Me lo sono sempre chiesto. La domanda ha un senso, essendo i due concittadini concittadini, veronesi come me...
Ignorandolo, piuttosto che informarmi ho preferito immaginarmi la loro amicizia. Così mi sono messo al lavoro per capire se c'era uno spazio per dar vita a una storia, innanzitutto verificando le date di nascita dell'uno e dell'altro. Analizzando le rispettive biografie, ho constatato che, quando Emilio era solo un tredicenne Lombroso era già un affermato studioso vicino alla quarantina. L'anno di grazia era il 1876, epoca in cui il nostro paese sfrigolava tra scontri politici, sociali e religiosi, sottotraccia e no.
La coppia era fatta: l'uomo e il ragazzo, il professore e l'allievo, l'erudito e l'intuitivo, il saggio e l'impulsivo. Quindi il chi c'era, il dove anche, il quando pure, mancava solo da decidere che cosa. Ma anche qui era tutto facile, con un criminologo e un amante dell'avventura a disposizione, di cos'altro si ha bisogno per immaginare una storia? E, già che c'ero, perchè non approfittarne inserendo personaggi salgariani immaginandoli come modelli cui si sarebbe ispirato il giovane Emilio per costruire i suoi futuri successi?
Insomma, la storia si è sviluppata in modo molto naturale. Ho volutamente evitato di prendere informazioni troppo dettagliate sui due, non volevo fossero veramente Lombroso e Salgari ma, appunto, Emilio e il professore. Ne è uscita una storia divertente e ricca di colpi di scena, che non tradisce le aspettative dei lettori amanti dei due generi.